Ieri ho raccontato di un gabbiano che,mentre fotografavo lungo le rive di un lago,ha deciso di attaccarmi…ma non vi ho raccontato tutto perché quello che accade veramente dentro di noi lo possiamo spiegare sono con la mente…e la mente è lenta a spiegare ciò che abbiamo capito da subito.Ci provo oggi,a distanza di un giorno.
Il gabbiano ha cominciato a volare un paio di metri sopra di me stridendo,io scappavo e intanto tenevo la macchina verso di lui per fotografarlo,non so se la paura che mi attaccasse fosse più forte di voglia di scattare,fatto sta che facevo entrambe le cose..Dopo avermi fatto correre per una cinquantina di metri ha smesso di volare e si è posato sulla riva del lago non distante da me.Allora ho impugnato la macchina fotografica e mi sono avvicinato per fotografarlo,mi guardava avvicinarmi ma non spiccava il volo,forse mi sfidava o forse voleva che ci guardassimo negli occhi.Gli sono arrivato a pochi centimetri e lui non ha ceduto fin quando a spiccato questo fantastico volo,quello che vedete nello scatto.
Quando ho visto questa foto ho capito cosa voleva veramente dirmi quel gabbiano,voleva dirmi che lui era libero come le onde del mare,che non mi temeva perché nella sua libertà non esistevano gabbie…Questo volo potente mi ha fatto capire che i gabbiani non volano perché hanno le ali,volano perché sanno che non esistono gabbie…