Imparare a fotografare è come decidere di entrare in un mondo, e quando si entra da una porta che si conosce poco o niente si procede sempre timorosi.
Mi capita spesso di percepire una lieve paura negli occhi di chi comincia ed è una sensazione che si fa forte sopratutto quando mi mostrano le loro foto.
Sembra che dal giudizio su quelle immagini dipenda tutto il loro futuro di fotografi,
come a dire:
“Se non ho la stoffa mollo immediatamente, inutile raccogliere ancora delusioni e frustrazioni”.
In questo aspetto e in molti altri si può notare quanto la fotografia, ma tutte le arti in genere, debbano sempre fare i conti col nostro enorme ego che sembra volersi prendere tutto di noi.
L’ego e il suo giudizio molto spesso cancellano o forse nascondono la reale motivazione che spinge qualcuno a farsi permeare da un’arte come quella della fotografia.
E allora intervengono le mille scuse che ci riportano alla “normalità” quella dove la vita diventa solo razionalità, bisogno e scelte ponderate, prima di tutte quella del costo in denaro e del tempo che sembra sempre mancare per tutto tranne che per ciò che è coercitivo e forzato.
Nessuno che ha intrapreso un cammino sapeva veramente dove questo lo avrebbe portato, è solo voltandosi indietro che ha compreso che tutto cominciò perché decise di fare un primo passo.
A tutti voi che amate la fotografia e che vi avviate verso questo universo immenso e pieno di ogni cosa, non posso fare altro che dirvi che nessuna bella foto è nata solo per la bravura dell’autore, la vera condizione di quella nascita è stata che l’autore era li, aveva una macchina fotografica e ha fatto click.
Solo una cosa:
La fotografia è ovunque e ama tutti quelli che la colgono, da parte sua chiede solo di essere colta.