Ci sono molti motivi per cui una persona comincia a fotografare e fare un elenco sarebbe difficile, stucchevole e anche poco interessante; di certo si possono distinguere alcuni elementi.
Il fatto è questo, che quando si comincia a entrare in contatto in maniera più profonda con i significati dell’immagine fotografica, emergono in maniera evidente le intenzioni dell’autore, le sua aspirazione, il suo mondo interiore, il suo ego e molto altro.
Qualcuno potrebbe pensare che la fotografia mette a nudo solo il soggetto fotografato ma la verità è che il primo a mettersi a nudo è l’autore, e non sempre vederlo nudo è un bello spettacolo (perdonate la battuta)
Non parlo di belle foto o di brutte foto, di tecnica o di nitidezza della lente, parlo di quello che la fotografia comunica al di là delle intenzioni dell’autore stesso.
Negli anni passati, e in parte anche adesso, la fotografia non era accomunata alle altre arti, come ad esempio la pittura, proprio perché nell’arte si ricercava capacità tecnica fine, nella fotografia questo aspetto è dominato dal mezzo che si utilizza e col tempo sarà sempre più così. Tutti possono fotografare senza conoscere la tecnica fotografica e chiunque può trovarsi in archivio una sua bella foto, difficilmente può accadere lo stesso con la pittura o la scultura.
Io sostengo che la forma d’arte insita nella fotografia sta proprio nel mezzo che fa da tramite con l’autore;
è proprio l’oggettività della macchina fotografica che rende ancor più nudo l’autore per almeno due motivi:
In primis la velocità di esecuzione di uno scatto e in secondo luogo il fatto che ciò che fotografi corrisponde per forza a ciò verso cui hai deciso di portare la tua attenzione, poco conta se questo sia dettato da maggiore o minore consapevolezza, quella foto dirà qualcosa di te.
Ecco che in questo senso la fotografia mostra chiaramente, almeno a chi ha imparato a leggerla, molto dell’autore.
Tanti sostengono che oramai è stato fotografato tutto e in tutti i modi e che quindi difficilmente si trova qualcosa di nuovo nella fotografia, e questo è vero.
Io la vedo diversamente, non credo che questa scarsità di vedute derivi da quanto mondo esterno è stato fotografato, ma da quanto poco si conosce del nostro mondo interiore.
Per chiudere un concetto sul quale potrei stare per tre giorni a scrivere voglio fare un’osservazione:
Si può fotografare un paesaggio di Venezia nella stessa ora, nelle stesse condizioni, con lo stesso mezzo di M. Kenna e fare una foto autentica e personale, e si può fotografare qualsiasi cosa diversa da un’autore copiandolo fin nel midollo.
Quello che fa la differenza nella fotografia come nella vita è descritta bene in una metafora:
Solo se il tuo vaso è pieno e trabocca hai acqua da dare alla terra, finché il tuo vaso è vuoto il tuo tentativo di dare acqua alla terra corrisponderà solo al tuo inaridirti.