Così come l’autore di romanzi si ritrova davanti a quello che si definisce “il foglio bianco” ( metafora che descrive la temporanea mancanza di ispirazione nella sua arte) allo stesso modo il fotografo può vivere una sensazione simile?
Riconosco che un tempo mi accadeva o almeno credevo mi accadesse, poi ho capito che il processo creativo non ha nulla a che fare col momento di creatività ma è più che altro un modo di vivere.
Un fotografo è fotografo sempre, anche se in realtà dovrebbe evitare di sentirsi tale ma, come gli effetti collaterali di una scelta di vita, anche il fotografo non può amare profondamente la sua arte senza esserne in qualche modo squilibrato.
All’inizio questo squilibrio da le vertigini, poi si passa alla frustrazione, poi arriva qualche soddisfazione, fin quando quello squilibrio diventa parte del nostro essere e allora ciò che prima sembrava una nota aggiuntiva alla nostra vita, diventa il nostro modo di suonare.
Un fotografo ( e credo che si possa allargare questo discorso ad ogni forma d’arte) non vede mai il “foglio bianco” perché lui fotografa in continuazione e non necessariamente deve avere una macchina fotografica con se.
A volte un’idea creativa si sviluppa in una mezza giornata ma chissà quante foto ha scattato la nostra mente prima di giungere a quel momento in cui tutto ha combaciato e abbiamo preso la macchina cominciando a fotografare.
Nonostante questa prerogativa della fotografia, però, bisogna sempre stare attenti, non tanto al nostro amore per la passione che coltiviamo, ma alla coltivazione stessa.
Il vero nemico della creatività non è la “pagina bianca” ma quella sottile pigrizia che spegne gli entusiasmi, quella infima sorella minore della depressione che ci fa desistere dal fare anche quando sentiamo che sarebbe giunto il momento, quando sappiamo che domani ci sarà la luce giusta ma troviamo una scusa per non uscire.
Si può attivare creatività seduti su una sedia e alla fissità della nostra posizione del corpo si contrappone un viaggio incredibile che facciamo coi sensi e la mente, e si può e si deve essere creativi mettendo in atto ciò che abbiamo immaginato.
Nessuna delle due cose deve mancare, se una delle due manca non stiamo attraversando un momento di non creatività ma stiamo semplicemente dando spazio alla velenosa pigrizia.
Un fotografo guarda in modo diverso perché estrapola porzioni di qualcosa che spesso non percepisce bene nemmeno lui.
La fotografia, se è vera, è come un continuo esperimento chimico nel quale si aggiunge sempre quella sostanza nuova che rende il risultato non del tutto controllato.
C’è un momento per fare quello colpo e un momento per tenerlo nella sacca, quale momento è secondo te adesso? (Cit. dal film “La leggenda di Bagger Vans”)