LA LINGUA MOORE’ (Burkina 23-8-2016)

La lingua ufficiale qui a Koubri è il “moorè”, il francese è la lingua imposta dal colonialismo che con tanto amore ha portato questa ondata di modernità.

Naturalmente buona parte della popolazione oramai parla anche il francese ma non è raro incontrare persone, sopratutto anziane, che parlino solo la loro lingua madre.

Flavian è molto affascinato da questa lingua e ha deciso seriamente di impararla.

Oggi siamo stati a casa di un ragazzo disabile, Gerard, che insegnerà il mooré a Flavian e lui per ricambiare gli ha comprato una finestra che lui non aveva i soldi sufficienti ad acquistare, e il cemento utile per montarla.

Qui funziona così, una specie di baratto quando è possibile, nessuno si offende se gli offri una mano o del pane, ammesso che tu lo faccia con la giusta umiltà.

Ho assistito alla lezione di mooré di Flavian nella casa di Gerard ed è stato interessante vedere come tre quattro bambini erano con lui e rispondevano ad ogni sua richiesta, non erano suoi figli, ma dei semplici vicini.

La lezione si è svolta in quello che potrei definire cortile della casa con Gerard sulla sua bici da invalido che si pilota utilizzando solo le mani, Flavian su una panca di legno, e diversi bambini introno a noi incuriositi dalla nostra pelle bianca e dalle mie macchinette fotografiche.

Mentre Gerard e Flavian sono impegnati nella loro lezione mi guardo intorno, il muro che circonda la piccola abitazione di Gerard è alto un metro e mezzo circa, se stai in piedi riesci a vedere tutto intorno.

Una bambina mi sorride e fa le smorfie mentre la sorella più grande, piegata in mezzo alla terra , lava i piatti di tutta la famiglia, un bambino raccoglie la terra rossa aiutandosi con un bidone per l’acqua adibito a contenitore improvvisato e un asinello mangia dell’erba a pochi passi da me…
Case in cemento e argilla tutte della stessa altezza intorno a me, tutto semplice e sostanziale, senza nessuna cura dell’estetica…eppure tutto è armonioso in questo mondo così lontano dal nostro.

Il maiale di Gerard, chiuso in uno spazio adibito per lui nel giardino, strappa l’erba delle mani di un bambino che lo sta facendo mangiare, la vicina coi suoi capelli rasta porta in testa una cesta di non so cosa e io resto fermo a guardare un mondo che mi sembra così lontano eppure così vicino a me… E questa Africa continua a raccontarmi di un mondo che ha sempre qualcosa di nuovo da insegnarmi nonostante la semplicità, o forse sarebbe meglio dire grazie alla sua semplicità.

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