FOTOGRAFARE L’ANIMA…

_ON_7885Cosa sappiamo della morte?
Nulla di più di quello che sappiamo di un lungo viaggio che dovremo affrontare.
Si vive con una sola certezza, che ce ne andremo da qui, cambieremo i vestiti che non saranno più fatti di carne e ossa, almeno non di questa carne e queste ossa, ma in fondo sappiamo solo che andremo,non sappiamo molto di più.
La morte appare come qualcosa di futuro, che avverrà, come un biglietto prenotato e lasciato aperto per un luogo ignoto. La maggior parte delle persone nasconde il biglietto sotto il cuscino, vive come se non lo avesse comprato e la notte ci dorme su sperando che il cuscino possa allontanarlo da se stesso.
Penso alla morte come alla nascita, qualcosa che accade nel non tempo e che non possiamo ricordare perché non è scritto nel tempo cronologico. Immagino la morte, per chi l’ha già attraversata, come una nascita, qualcosa che è accaduto ma della quale non si ha completa coscienza. Anche se i ricordi di molti si spingono fino alla pancia della mamma, in realtà non sappiamo nulla del sole, sappiamo solo dell’ombra, perché il sole sei tu e l’ombra è ciò che credi di essere. Non puoi vederti, se ti vedi quello che vedi è la tua ombra, ma puoi percepirti.
La vita è una lunga percezione di se, e per chi capisce questo, la percezione di se e degli altri diventa l’unica vera ragione… Percepire l’anima al di la della forma.
Questo gioco non finirà, finirà questo viaggio.
Cosa rimarrà? Questa è la domanda.
Rimarrà tutto ciò che è stato reale, ogni istante che sei stato connesso con l’Universo, ogni volta che hai saputo distinguere tra la percezione infinita di te e la sciocca ombra che ha giocato a ingannarti nella sua forma.
Tutto scorre diceva Eraclito, e tutto è un vortice che ha nel suo centro la massima espressione del movimento, un movimento talmente vorticoso da apparire immobile.
Perché fotografare l’anima? Perché è l’unica cosa reale… il resto e solo forma che gioca a sembrare sostanza.

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