Inserisco il testo trovato su Facebook dove ho preso la foto
“New Orleans, 1960. La bimba afroamericana di 6 anni Ruby Bridges va al suo primo giorno di scuola, ma non è accompagnata in classe dalla mamma o dal papà, ma da quattro poliziotti armati. Il percorso da casa alla scuola lo ha fatto tra due ali di folla, passando in mezzo a persone che le urlavano addosso e tentavano di colpirla. Quando è entrata in aula era l’unica presente, gli altri alunni erano stati ritirati dai genitori e gli insegnanti si sono rifiutati di fare lezione. Tutti tranne una che ha continuato ad insegnare ed è stata la sua unica maestra. Per un anno, la piccola, si è dovuta portare il cibo da casa evitando tentativi di avvelenamento. La sua famiglia ha subito ritorsioni: il padre è stato licenziato, alla madre è stato proibito fare la spesa nel negozio di alimentari vicino casa e i nonni sono stati espropriati dalla terra che coltivavano come mezzadri. Ruby Bridges era la prima nera ad entrare in una scuola fino ad allora riservata ai bianchi. Grazie a Edoardo Pivoni per foto e didascalia!”
Letta così l’immagine sembra raccontare e come tutte le foto “storico-documentaristiche” ha bisogno di una corposa didascalia.
Di certo molti potrebbero credere che questa foto e questa didascalia racconti dei fatti oggettivi, fatti di pregiudizio e di violenza; in realtà la foto non dice nulla secondo me.Se avessi dovuto approcciare ad un racconto fotografico del genere avrei fatto dei ritratti alla bambina e dei ritratti a una qualsiasi mamma tra la folla che inveiva contro una bambina solo perché di colore. La storia non racconta nulla perché parla di qualcosa nel tempo. Qualcuno potrebbe credere che queste cose, in buona parte, siano oltrepassate, ma non è così. L’uomo, rispetto all’inconsapevolezza del mistero che è non ha fatto solo passi indietro negli ultimi millenni.
Il pregiudizio non nasce in un luogo perché eventi storici lo “giustificano”, il pregiudizio nasce negli occhi che non sanno vedere, in un’anima che non sa di abitare un corpo. Inquadrando gli occhi di quella bambina e di quella mamma avremmo visto espressioni analoghe ad oggi. Avremmo potuto ritrarre una bambina Siriana sotto i bombardamenti e una mamma che litiga coll’insegnante per difendere la figlia da un presunto soprouso, avremmo visto la stessa cosa.
L’uomo non vive nel tempo, è la sua ombra a farlo; per questo vive all’ombra di se stesso che lo trasforma in un violento idiota spaventato dall’ombra che lui stesso porta in giro.Non esiste nessuna giustizia dove non c’è consapevolezza.