Fin dai miei primi giorni qui mi sono chiesto per quale motivo i burkinabé facessero tutti i lavori più duri stando piegati. Lavare i piatti, zappare, spazzare in terra etc.
Anche gli strumenti che usano sono privi di manico o ne hanno uno cortissimo.
Nelle abitazioni burkinabé i piani di appoggio sono quasi del tutto assenti, tutto si fa a terra, compreso il sedersi. E si magia con le mani, cosa che non provo ancora a fare.
Sono un popolo molto religioso e devoto a Dio, questo a prescindere dal credo che abbracciano e la loro fede ed umiltà è evidente nel modo di vivere e di interpretare la società e tutto ciò che condividono in comune.
Da bravo europeo presuntuoso mi sono chiesto il perché di questi aspetti, perché stare piegati ore a zappare la terra quando un manico più lungo permetterebbe di stare diritti, perché non usare tavoli o piani di appoggio: da europeo presuntuoso una risposta me la sono data, anche se un burkinabè non saprebbe che farsene delle mie risposte, lui vive quello che crede e io sto qui a farne filosofie nei miei articoli.
Credo che loro abbiano bisogno del contatto con la terra e di essere vicino alla loro fonte di vita, le loro mani che lavorano toccano le cose e le vedono da vicino, girano scalzi e si siedono a terra, sono un popolo che vive a contatto fisico con quello che gli da da mangiare.
Tra l’altro l’umiltà, questa grande virtù che la maggior parte di noi occidentali hanno perso da tempo, ben si sposa con il loro stare piegati a terra, che non è un segno di sottomissione ma di rispetto verso quel qualcosa di divino che li tiene in vita.
Qualcuno potrebbe ritenere il popolo burkinabé bigotto e credulone, perso in una fede cieca, io credo invece che ogni cosa dentro di noi che sviluppi umiltà e amore, sebbene una mente razionale possa definirlo poco credibile, è molto più vicino alla realtà di ogni scoperta scientifica.
Noi siamo esseri minuscoli e insignificanti rispetto al cosmo, l’unica nostra risorsa è l’amore che si sviluppa solo dall’umiltà, i burkinabé questo lo sanno senza averlo mai concettualizzato.
Noi che abbiamo concettualozzato tutto, che siamo miscredenti, che abbiamo l’aratro motorizzato, non sappiamo più chi siamo e siamo anche fieri della nostra posizione superba nel mondo che comunque non ci appartiene.
Stare piegati a guardare la terra, stare scalzi a toccarla, credere che qualcosa di più grande di noi ci protegga e sapere di essere umilmente insignificanti ma pieni d’amore, questo è ciò che i burkinabè sanno senza averlo mai letto su un libro…